2013
Rosalba Demetrio

Collana Zétema (Edizioni Giuseppe Barile, Matera)

A lungo Matera ha simboleggiato, anche più di altri centri meridionali, il ridotto sviluppo urbano nel Mezzogiorno medievale e moderno. Quando si parla di ridotto sviluppo non s’intende solo una minore consistenza materiale o quantitativa bensì anche, e più, una minore e diversa qualità.

Con la presentazione di Giuseppe Galasso e la postfazione di Cosimo Damiano Fonseca, il volume affronta il tema del segno materiale di una intensa pagina di storia della civiltà umana in cui è la stessa unità paesistica e architettonica ad assumere il valore storico-artistico in grado di connotare un bene culturale globale.

La città dei Sassi era, infatti, ritenuta uno dei prototipi più eloquenti non solo di una debole presenza e di un corrispondente debole ruolo della città meridionale nel quadro del suo territorio, bensì anche di un basso livello di sviluppo civile conforme alla generale condizione del Mezzogiorno.

Si poteva ancora capire che la filiforme tradizione storiografica relativa alla città nell’età antica rispondesse non solo all’esiguità e all’incertezza delle testimonianze disponibili, bensì anche allo scarsissimo rilievo del suo profilo storico sia in epoca italica, magno-greca e romana, sia nella precedente epoca preistorica. Per il Medioevo, tuttavia, la questione era diversa. La “civiltà rupestre” di quel periodo aveva assunto in molte zone del Mezzogiorno, e nella Basilicata fra le altre più interessanti da questo punto di vista, un’importanza fondamentale per la vita delle popolazioni locali nei tempi travagliati e tormentosi che seguirono all’eclissi imperiale romana in Occidente.