La Chiesa di Madonna delle Virtù, risalente probabilmente al XII secolo come periodo di escavazione, riproduce la tipica “architettura in negativo” che caratterizza il contesto territoriale materano. Nonostante sia interamente scavata nel banco calcarenitico, presenta tutti gli elementi architettonici propri di una basilica a tre navate di stile romanico. Di notevole pregio gli affreschi di datazione successiva rispetto a quella della chiesa, collocati nell’abside centrale e sulla controfacciata della navata destra.
Dopo un periodo di abbandono in cui la chiesa diventa una discarica abusiva, nel 1967, a cura e spese del Circolo La Scaletta, il sito è stato interamente restaurato riproponendo l’originaria impostazione della pianta e dell’ingresso, quest’ultimo ricostruito nell’abside centrale.

La cripta di San Nicola dei Greci presenta un’impostazione orientale con le tipiche scansioni della liturgia bizantina. Degne di nota, inoltre, sono le tombe di tipo barbarico che si aprono lungo il pavimento della navata destra e sul pianoro sovrastante, a testimoniare l’uso cimiteriale dei luoghi in età medievale. L’area occupata dalla chiesa di San Nicola dei Greci è di notevole importanza anche per i reperti archeologici rinvenuti, che confermano la frequentazione nel tempo dell’area circostante senza soluzioni di continuità.
La cripta acquista valenza soprattutto per il persistere di importanti affreschi legati alla tradizione bizantina dell’XI-XII secolo che, nonostante l’ingiuria del tempo e le continue erosioni delle pareti rocciose, permangono a documentare la successione, nelle diverse epoche, del gusto e della cultura locale.

Il Monastero, anch’esso facente parte del complesso rupestre e completamente scavato nella roccia, è stato realizzato a partire dal IX secolo.
Nato come una piccola cripta, è stato trasformato in un secondo momento in cenobio, luogo predisposto a ospitare, seppur per un breve periodo, la comunità delle suore di Accon. Dopo l’abbandono da parte delle religiose, nel tardo Settecento, gli ambienti ipogei sono stati utilizzati dai contadini come pagliaio e per la produzione e conservazione del vino.

Il complesso si conclude con una serie di case grotta che conservano gli elementi tipici del vivere quotidiano all’interno degli antichi Rioni Sassi di Matera, come dimostrato dalla presenza di palmenti, cisterne e sistemi di canalizzazione delle acque.