Il “Progetto Immagine” nato nel 1992 sotto la direzione di Mario Cresci, è stato sviluppato grazie alla collaborazione di Zétema con l’ADI-Associazione per il disegno industriale, l’AIAP-Associazione italiana creativi comunicazione visiva e lo IED-Istituto europeo di design di Milano.

Partendo dalla consapevolezza che l’individuazione e traduzione per “immagini” dei siti di interesse storico-artistico vuol dire non solo valorizzare il patrimonio culturale ma anche trasformarlo in simboli di una storia comune, mediterranea ed europea, il progetto mirava alla trasformazione di un percorso seminariale in una vera a propria scuola di comunicazione visiva.

L’obiettivo era costituito non solo dalla diffusione della conoscenza di un patrimonio storico-artistico a cui si voleva dare la sua identità visiva, ma anche dall’affermazione, nelle qualità dei luoghi naturali e antropologici, del valore conoscitivo ed economico della cultura.

In particolare, grazie al dialogo tra persone di diversa provenienza geografica e alla presenza di docenti- professionisti che si sono alternati nella conduzione dei seminari di studio, sono stati progettati sistemi complessi di comunicazione che potessero parlare il linguaggio della memoria legata ai beni culturali esistenti. In questo modo un luogo di importanza storico-ambientale poteva diventare una occasione di riflessione e, contemporaneamente, di indotto economico.

Il corso attivato nell’ambito del progetto era rivolto a studenti delle scuole superiori a indirizzo prevalentemente artistico, a studenti delle Facoltà di Architettura, Lettere con orientamento alla Storia dell’Arte, ai Beni Culturali nonché al Restauro, a studenti di grafica, fotografia e design e Accademia di Belle Arti. Inoltre, il corso era rivolto anche agli operatori degli Enti pubblici nei settori della progettazione e della programmazione della città e del territorio, con particolare riferimento agli Assessorati alla cultura e all’urbanistica.

L’ipotesi operativa sulla città di Matera era costituita dal progetto di segnaletica urbana ed extraurbana, i cui risultati sarebbero stati discussi alla fine del corso. Il percorso formativo è stato una reale occasione di studio e di verifica metodologica da discutere poi durante i seminari e i laboratori operativi con gli studenti, al fine di istituire un percorso specifico nell’area meridionale, attinente a nuovi linguaggi e nuove professionalità.

Tra i contenuti e le tematiche di base esposte dai docenti, supportati da materiali audiovisivi e immagini, ci sono stati: teoria e prassi della cultura del progetto con riferimento alla storia della città; teorie e tecniche dei media nella rappresentazione grafica, fotografica e video nel rilevamento iconografico dei beni culturali e ambientali; “Vedere con il disegno” e “Vedere con la fotografia”: esperienza di psicologia della forma applicata alla progettazione visiva di immagini coordinate; il parco dei segni, degli oggetti e dello spazio architettonico come luogo di ricerca e analisi della rappresentazione scritta e iconica; rapporto scuola-società e professione attraverso la presenza e la discussione delle esperienze dirette dei docenti e dei professionisti; ricerca e documentazione di progetti di corporate identity; ricerca sul campo (toponomastica, analisi della cartografia, rilevamento fotografico); definizione delle aree di fruizione turistica e valorizzazione dei beni e degli spazi; progettazione della segnaletica di Matera per ottimizzare le informazioni in linea con l’identità morfologica e cromatica degli edifici.

Il percorso formativo e di studio ha dato vita al volume dal titolo L’Officina dei segni. Sussidiario di immagini e manufatti (2002) e a una mostra, nonché al convegno di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli amministratori locali e di restituzione dei risultati e delle proposte operative.